AS ROMA SABATINI MOURINHO – La dirigenza Friedkin stenta a trovare il giusto ritmo a Roma e anche José Mourinho ancora non riesce ad esprimere le sue qualità. Chi lo conosce e ha avuto modo di lavorarci insieme chiede di dargli un anno di tempo per assestarsi e conoscere al meglio società e squadra. Dello stesso parere è anche Walter Sabatini, ex ds dei giallorossi al tempo della gestione di James Pallotta. Lo racconta in una lunga intervista al Corriere dello Sport, insieme a molto altro. Queste le sue parole.
Peggio Saputo o James Pallotta?
"Per lungo tempo ho pensato meglio Saputo, poi ho dovuto ricredermi. Con Pallotta litigavo, ma almeno ci sentivamo. Con lui abbiamo messo su una Roma che ha giocato un grande calcio. E comunque non mi ha scandalizzato essere dimesso. Mi è successo anche con Zamparini".
L’esonero più doloroso?
Tutti. Quando si esonera un allenatore è sempre una sconfitta personale. In assoluto, dico Rudi Garcia. Ma era un esonero inevitabile e giusto, aveva perso la spinta, l’appeal con la squadra.
Hai detto: un errore non prendere prima Spalletti.
Mi spiace averlo detto, non si danno bastonate a chi sta fermo, mi ha dato fastidio averlo fatto. Ma era la verità. Se prendo Spalletti un mese prima, forse vinco il campionato con la Roma. Quell’anno aveva fatto 87 punti.
Dzeko con la maglia dell’Inter?
Orrido. Io ho solo pensieri stupendi per lui. Gli auguro sempre il meglio. I tifosi della Roma non hanno capito che erano due o tre anni che lo volevano cacciare.
Alisson, Marquinhos, Benatia, Castan, Emerson Palmieri, Nainggolan, Pjanic, Salah, Dzeko.
Perché mi fai questo?
Che ti suscita?
Niente. Sai perché? La mia vita è stata la versione umana ddi Sisifo. Io non sono Sisifo invincibile a Zeus, sono il macigno che perpetuamente arriva in cima e poi cade a fondo.
L’esperienza più stressante?
La Roma, nessun dubbio.
Interferiva molto Baldini?
Non ci riusciva neanche a farlo, ma era un bordello. Gli agenti non sapevano da chi andare. Pallotta mi lasciò libero solo dopo aver portato a termine il mercato.
Il giocatore della tua storia di dirigente?
Pastore. Giocatore e ragazzo meraviglioso. Una sconfitta penosa che la sua storia si sia interrotta. Sfortuna nera e lui s’è un po’ lasciato andare. Mi ha fatto male che i tifosi della Roma non l’abbiano conosciuto al suo meglio. Pastore non era un giocatore. Era un sogno in movimento.
Gioco di fantasia: Mourinho e Sabatini insieme alla Roma.
"Come ti può venire in mente?"
Addirittura?
Mourinho è un teatrante di successo, io invece voglio fare il calcio vero. Lui potrà rispondere che ha vinto tutto e io niente. Avrebbe ragione, ma non cambio la mia risposta.
Non gli riconosci competenze calcistiche da allenatore top?
Lui va bene per un certo tipo di squadra, un certo contesto, un certo tipo di obiettivo.
Sbagliato dunque per la Roma?
Guardo i risultati. Lascia stare le partite perse. I giocatori messi al rogo, declassificati. Mi pare tutto molto discutibile.
Ti arrivasse una telefonata dai due americani: “Vieni alla Roma, a lavorare con noi e Mourinho?”
Gli farei un applauso, gli darei ragione, ma risponderei: “Rimango qua a Salerno dove la gente mi ama”.
Definisci la stagione di Mourinho fin qui.
La considero un’annata interlocutoria. Roma è una realtà speciale. Va studiata, capita. Ora che l’ha fatto, Mourinho proverà a fare meglio, non certo con giocatori come Oliveira.