ROMA IBANEZ INTERVISTA MOURINHO - Il difensore della Roma Roger Ibanez ha rilasciato un'intervista durante la trasmissione Bola nas Costas su Rede Atlantida per analizzare la stagione appena conclusa e per parlare di Josè Mourinho.
"Non guardo molto calcio nella vita di tutti i giorni, neanche da piccolo. Mi fermo a guardarlo magari quando mio papà sta vedendo una partita, ma già vivo calcio tutti i giorni. Va bene così".
"Normale. Lui spazia molto lungo la linea dei difensori e devi stare molto attento, gli basta un pallone".
"Un attaccante tostissimo".
"Lui è il classico attaccante argentino, ti distrae in campo perché parla tutto il tempo con te".
"L'abbiamo giocata sin dall'inizio con l'obiettivo di vincere come l'Europa League quest'anno. La Conference era una cosa grande per il club perché era la prima storica edizione di quella competizione. In Italia c'è la Serie A, la Coppa Italia e le coppe europee. Si pensa prima al campionato e se si arriva tra le prime quattro ci si qualifica in Champions, mentre se si arriva quinto o sesto si va in Europa League o Conference".
"Quello è il sogno di tutti i tifosi. La Roma è un club gigante, quindi già conosci la pressione che i tifosi ti metteranno perché sono molto passionali, quindi è normale. L'importante è dare il meglio per cercare di vincere".
"Quando c'era Rodrigo Caetano come dirigente, l'Internacional aveva mostrato interesse per me. All'epoca giocavo nel Fluminense, ma il mio club non voleva prestarmi né cedermi a un altro club brasiliano".
"Sensazionale. Lui è divertente perché è un bipolare nato (ride, ndr): un giorno sorride e l'altro neanche può dirgli buongiorno. Se si vincono due partite di fila è pronto ad abbracciarti. Con lui parlo in portoghese".
"La nazionale brasiliana è il massimo per un calciatore o un allenatore. È un posto difficile, un ct deve avere molto polso".
"Sì, facilmente".
"All'Atalanta non c'era il traduttore, ho seguito lezioni di italiano e poi ho appreso la lingua anche grazie alla convivenza nello spogliatoio. Dopo un mese capivo tutto, ma parlarlo era molto più difficile. Ho iniziato a parlarlo fluentemente dopo 3/4 mesi. Nella Roma c'è il traduttore, entra in campo durante gli allenamenti e spiega il lavoro richiesto".
"Non ce n'è solo uno, in Italia sono molto intelligenti tatticamente. Questa è la principale differenza tra il Brasile e l'Italia".